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Millions of Souls

coreografie di e con 

Simona Argentieri

Valentina Dal Mas

 

musiche dal vivo 

Jacopo bettarello

Giuseppe Testa

 

Luci

Gabriele Gugliara

​

Mise en Espace

Giuseppe Provinzano

​

produzione

BABEL CREW 

​

anno di produzione

2013

Millions of souls passed through those corridors.         As no more voices heard.              No more sounds heard.          No more clear visions.          Just memory.

 

Qual è il nostro punto d'origine? Quante stratificazioni ci attraversano per renderci consapevoli di dove ci troviamo qui e ora? Quanti schemi si sono sedimentati nella memoria del nostro corpo e dello spazio che abitiamo?

 

MILLIONS OF SOULS esplora la nostra memoria: la memoria fisica e quella evolutiva dell'essere umano, la memoria dei luoghi vissuti e di quelli attraversati nel corso di innumerevoli metamorfosi.

 

MILLIONS OF SOULS attraversa spazi metaforici, luoghi di confine netto tra dentro e fuori, tra integrato ed escluso, tra conosciuto ed inatteso, tra accettato e respinto.

 

MILLIONS OF SOULS racconta di luoghi fisici storicamente lontani da noi ma che ci appartengono in quanto presenti tra di noi, tenta di percepire e restituire l'essenza di quei luoghi in cui ci si imbatte quotidianamente senza ricordare o sapere il valore che questi hanno nella memoria di altri essere umani

 

MILLIONS OF SOULS si nutre della tradizione che i luoghi portano in se'e li fa convivere con il nostro linguaggio contemporaneo, veloce, con il nostro quotidiano che vive ben altre battaglie, che sedimenta in noi altre e nuove memorie

Urban Version

Theatre version

MOZ_1447
MOZ_1468
due
uno

NOTE COREOGRAFICHE

 

MEMORIE STRATIFICATE

Per approdare all'immagine che noi tutti oggi abbiamo di una figura umana, altri esseri viventi, dalle forme, dai movimenti e dagli spazi abitati diversi, si sono avvicendati per permettere all'uomo di guadagnarsi la postura eretta. Abbiamo cercato di scoprire se le forme di quegli esseri umani del passato vivono ancora in noi e se ne esiste una di queste che risuona nel nostro corpo più di un'altra. Quali segni hanno lasciato questi “movimenti passati”? Abbiamo sentito il bisogno di capire se abbiamo permesso un'integrazione nel nostro corpo delle “forme passate” o se le abbiamo ignorate, escluse perchè considerate diverse da noi, dalla nostra contemporaneità, ci siamo interrogate sul senso della nostra storia evolutiva, su quanto siamo coscienti del valore del patrimonio filogenetico che custodiamo in noi stessi.

 

MEMORIE DELLO SPAZIO

Ogni giorno vediamo e viviamo spazi e luoghi che hanno una storia, luoghi definiti storici più o meno antichi e altri non definiti tali ma che hanno comunque una loro storia, li attraversiamo senza ricordare o conoscere l'importanza che questi hanno avuto in momenti del Passato, nella Storia dell'Uomo o in quella del singolo essere umano. Questi luoghi sono stati un tempo degli spazi vissuti, abitati quotidianamente da altri uomini. Arrivando in uno spazio vogliamo abitarlo,attraversarlo, ricerchiamo cosa rimane del tempo vissuto, a cosa ci rimanda quel luogo, quali immagini ci restituisce, quanti e quali suoni ci regala, quanti e quali odori custodisce.

 

LUOGHI FISICI e LUOGHI MENTALI

In passato gli uomini difendevano le proprie città o paesi creando mura, barriere, porte d'ingresso e d'uscita, luoghi di difesa, confini fra dentro e fuori, fra quiete e battaglia, fra conosciuto e diverso. Oggi assistiamo ad un progressivo abbattimento di mura e confini, all'apertura di nuove porte e portali, direzioni e prospettive. Potremmo desumere di vivere un tempo che si nutre dell'altrui diversità, del rispetto tra gli esseri umani, della necessità di intessere relazioni per aprire orizzonti e possibilità. Notiamo invece che se le barriere fisiche sono state distrutte altrettanto non è avvenuto con quelle mentali. Percepiamo troppi pregiudizi, diffidenze, esclusioni, mancanze di rispetto per tutto quello che non consideriamo “nostro”e quindi “dentro”. Il nostro lavoro tende proprio ad attraversare queste barriere.

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